SI PUO’ FARE

di | 07/04/2021

DANIELE CASSIOLI, Molto Più di un campione paralimpico

Daniele Cassioli

Cari lettori, la rubrica ideata dal Comitato pari opportunità UICI Roma è lieta di ospitare nelle sue pagine un ragazzo davvero speciale, Daniele Cassioli

Federica: Anche il giorno in cui sei nato è “speciale”, a Ferragosto del 1986. Da Garbatella (da romana, uno dei rioni più affascinanti della Capitale) a Gallarate, immagino un bel cambiamento

Daniele: Eh già, mamma dice che quando sono nato io non c’era nessuno a Roma! Un cambiamento profondo il trasferimento, tra l’altro a fine anni ’80 andare dal centro al nord era davvero percepito come un enorme spostamento. In ogni caso sono orgoglioso di essere nato nel posto più bello del mondo e ho grande gratitudine per quella piccola città in provincia di Varese che mi ha regalato una bellissima gioventù, ricca di amici.

F.: Non vedente dalla nascita a causa della retinite pigmentosa, anche grazie ai tuoi genitori che hanno educato un bambino, non un figlio cieco, non ti sei arrestato dinnanzi agli ostacoli incontrati. Mi sembra di conoscerti abbastanza avendo letto il tuo bellissimo libro, “Il vento contro” che tu definisci “una seduta di psicoanalisi”.

D.: Sì la psicoanalisi l’ho vissuta io in prima persona perché scrivere dell’infanzia e dell’adolescenza mi ha portato a richiamare tantissimi ricordi, più o meno faticosi da rivivere e descrivere. Il dialogo con i miei genitori è un tema centrale del libro perché devo tantissimo a loro, nelle intuizioni che hanno avuto durante la mia crescita. Mi portavano al parco giochi, andavo in oratorio e facevo nuoto con altri bambini; tutte dinamiche così scontate per chi vede e spesso inaccessibili per un bambino con problemi di vista. Il libro vuole prendere per mano il lettore e portarlo a spasso tra le varie disabilità, cercando di dare una chiave di lettura assoluta per gestire i momenti complicati della vita perché anche chi sulla carta è “normo dotato” (perdona la parolaccia) può comunque trovarsi di fronte a situazioni di estrema difficoltà. Ognuno ha il proprio vento contro ed è come scegliamo di affrontarlo che fa davvero la differenza.

F.: Un romanzo che ha evidentemente molto da insegnare se oggi viene letto anche nelle scuole. Quali sono le domande più frequenti che ti pongono i ragazzi?

D.: Questa è una delle soddisfazioni più grandi, il libro mi ha letteralmente portato nelle scuole di tutta Italia e le domande dei giovani sono senza filtri: vogliono sapere come faccio a vestirmi o a cucinare, alcuni pensano che i ciechi non vadano nemmeno in bagno… Ci sono poi domande più profonde come il rapporto con la paura, col dolore o col bullismo. Dentro le risposte c’è la mia personale interpretazione delle cose ma ci sono tantissimi spunti universali di cui i ragazzi fanno tesoro, infatti anche a distanza di anni mi scrivono sui social per ringraziarmi oppure raccontano del nostro incontro in un tema o all’orale dell’esame di terza media o di maturità e questa per me è una grande gioia.

F.: Illustre carriera sportiva, campione di sci nautico, vincitore di oltre novanta competizioni italiane e internazionali. Perché ritieni che lo sport sia così importante per un bambino?

D.: le medaglie sono davvero l’ultimo valore aggiunto nella carriera di un atleta. Lo sport ti fa vivere delle dinamiche che nessuna scuola può garantire: misurarsi con gli altri ma soprattutto con noi stessi, gestire il dolore per la sconfitta e imparare a essere umili dopo una vittoria e alimentare quel senso sano di competizione che, vi assicuro, ha poi anche un impatto nella costruzione del carattere di ognuno di noi. Nel contesto della disabilità visiva poi i benefici si moltiplicano: sapersi muovere dignitosamente ha un impatto sulle autonomie, sull’inclusione e sulla consapevolezza del sé. Questo non lo dico io, lo dimostrano studi neuroscientifici, psicologici e pedagogici.

F.: Grande il tuo gesto di solidarietà quando, proprio dal contatto con bambini non vedenti, hai pensato di offrir loro la stessa possibilità che hai avuto tu, hai dato vita alla Real Eyes Sport A.S.D., di cosa si tratta?

D.: a dirti la verità più che solidarietà c’è una sana forma di egoismo in questa scelta perché è troppo bello vedere che le mie fatiche e sofferenze infantili si sono tramutate in stimolo  per cercare di lasciare qualcosa agli altri. La mission di Real Eyes Sport è quella di avvicinare i giovani con disabilità visiva alla pratica sportiva di base. I campioni si faranno, ma a cosa serve aver vinto 25 titoli mondiali se poi tanti bambini ciechi, nel 2021, non fanno nemmeno educazione fisica coi compagni? Oltretutto nei primi anni di vita ci sono quelle che si chiamano fasi dello sviluppo e una volta passate è difficile tornare indietro, per fartela breve se non impari a fare la capriola a 3 o 4 anni, dopo è innaturale apprendere quel gesto. Sono stanco di sentirmi dire: “lui non la fa perché non vede”, lui non la fa perché nessun adulto ha mai pensato di fargliela fare quando era il momento…

F.: Affinché il bambino si senta valorizzato è importante che cresca in un ambiente famigliare sereno. Real Eyes Sport si occupa anche dei genitori?

D.: assolutamente sì. Ci siamo resi conto, in occasione del primo camp dell’associazione, che mentre 32 bambini non o ipovedenti si allenavano in campo, ai bordi dell’impianto sportivo i genitori iniziavano a scambiarsi esperienze, stati d’animo e sentimenti. Abbiamo pensato quindi di rivolgerci a dei mental coach professionisti (fortunatamente uno tra questi è un mio carissimo amico) per dare una chiave di lettura nuova alla disabilità del proprio figlio e la gioia di chi ha partecipato a questa iniziativa ci ha fatto capire che spesso siamo attirati totalmente da chi ha la problematica ma attorno a lui si sviluppano una serie infinita di difficoltà e avere dei genitori sereni è il primo vero passo per la salvezza di questi piccoli. Abbiamo pensato anche a incontri online e speriamo presto di tornare a poterli fare in presenza perché la condivisione aiuta tantissimo e quando sai che non sei solo, anche senza che cambi il problema, sei già più forte.

F.: In quest’avventura sono due le personalità di spicco che ti affiancano: l’ex giornalista sportivo Cesare Zanotto e l’ex pallavolista professionista Luciana Do Carmo

D.: Esattamente, come avrai capito attingiamo tantissimo dallo sport e Cesare e Luciana, oltre che due persone straordinarie, sono in grado di guidare gli sportivi alla ricerca di quelle motivazioni che portano alla grande impresa. Trasferendo questo concetto alle famiglie, i genitori sono chiamati ugualmente a superarsi nella gestione di un bambino con deficit visivo e l’impresa qui è riuscire a farlo serenamente, senza perdere il contatto con la felicità.

F.: Real Eyes sport è presente sull’intero territorio nazionale? Tesserandosi come atleta, quali attività fisiche è possibile praticare?

D.: Stiamo lavorando per garantire un minimo di attività motoria dove possibile. Chiaramente la pandemia è un grande ostacolo ma prima o poi si potrà tornare a una situazione ragionevole. Per ora siamo presenti con “spazio al gesto”, a Rimini, Formigine (Modena) e Gallarate (Varese) e stiamo lavorando alacremente per partire a Padova, Genova, Torino e Roma. Questo progetto ha l’obiettivo di avere almeno un paio di momenti al mese in un campo sportivo in differenti città per sperimentare movimento, gioco e divertimento. E’ assurdo che per far muovere un bambino con disabilità visiva bisogna sperare nel buon cuore di un’associazione sportiva locale o mettersi in macchina e affrontare anche ore di viaggio. L’accesso allattività sportiva di base dovrebbe essere più semplice e l’associazione, nel suo piccolo, vuole invertire questa tendenza. Non mancano poi giornate di sci nautico (in quasi tutte le regioni), esperienze sulla neve e altre uscite utili a vivere dinamiche associative e inclusive. Il camp estivo è il nostro fiore all’occhiello e quest’anno sarà dal 12 al 19 giugno, abbiamo già una quarantina di adesioni. Una settimana di sport e attività ludiche è un’ottima occasione per sperimentare il rapporto tra pari, troppo spesso sottovalutato nella crescita di chi non vede. Tesserandosi con l’associazione si entra in contatto con il mondo di Real Eyes Sport, si sostiene questa realtà e si ha la possibilità di ingaggiare il nostro staff per costruire attività dove ora non c’è nulla. Così sono nate tante delle nostre iniziative, proprio su indicazione delle famiglie.

F.: Chi si può associare a Real Eyes Sport? 

D.: Chiunque creda nell’importanza dello sport come strumento formativo ed educativo per i giovani. A quel punto c’è chi prende direttamente parte alle attività come atleta o volontario oppure chi semplicemente vuole sostenere l’associazione.

F.: L’ultima domanda la rivolgo a Daniele Cassioli atleta: da cosa nasce la tua forte ambizione di partecipare alle Paralimpiadi?. 

D.: Per uno sportivo la paralimpiade o l’olimpiade è il coronamento del sogno di una vita. Non penso di non meritarla, purtroppo però il mio sport non è tra i fortunati. Ci ho provato con lo sci alpino ma mi sono distrutto una spalla, ora giochicchio a calcio ma non credo di riuscire a coronare questo sogno grazie al pallone… Magari nella prossima vita…

F.: Daniele ti ringrazio per questa bellissima intervista e spero di incontrarti ancora, magari a Roma, città alla quale sei molto affezionato e ti saluto con un Forza Roma!

D.: Forza Roma sempre! Un saluto a tutti i vostri lettori, con la speranza che dopo averci letto escano di casa per andare a fare sport!

di Federica Carbonin

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